Criticità terapeutiche nella gestione del diabete monogenico

Il diabete monogenico risulta sempre più frequentemente diagnosticato grazie all’utilizzo di nuove tecniche di indagine molecolare; le mutazioni dei geni KCNJ11, INS e ABCC8 costituiscono casi rari e poco è riportato in letteratura in particolare relativamente al possibile trattamento con ipoglicemizzanti orali.
Riportiamo la nostra esperienza nel caso di RJ, femmina di 18 anni, orfana di entrambi i genitori, affetta dalla nascita da diabete insulino-trattato e ritardo psicomotorio.
Dopo un primo screening genetico per KIR negativo nel 1992, una nuova indagine molecolare ha evidenziato la presenza di due mutazioni eterozigoti in ABCC8, la prima (di origine materna) conosciuta come causa di diabete neonatale transitorio e la seconda (di origine paterna) non descritta in letteratura ma localizzata in prossimità di un altro locus sul medesimo gene,correlata a difetti del SUR1.
Abbiamo pertanto programmato il divezzamento dalla terapia insulinica, tanto più auspicabile per il rischio di una futura istituzionalizzazione della paziente, la cui assistenza è completamente delegata ai nonni, in età già avanzata.
Il percorso della switch therapy è iniziato introducendo progressivamente in terapia glibenclamide ad alto dosaggio (fino a 4 compresse/die, pari a 0,39 mg/Kg) inizialmente associata ad insulina regolare prandiale per glicemia prepasto sopra 200 mg/dL, conservando inalterato il dosaggio di glargine serale; successivamente, sulla base di dosaggi seriati del C-peptide post-pasto, abbiamo progressivamente ridotto le unità di rapida indicate e dopo circa cinque settimane abbiamo potuto sospendere anche la somministrazione della basale, ottenendo comunque un eccellente controllo glicometabolico.
A 6 mesi dal completo divezzamento il valore di glicata è pari a 6,8% , con riduzione della variabilità glicemica. Dal punto di vista comportamentale abbiamo assistito al passaggio da una generale scarsa reattività a blande manifestazioni di eteroaggressività.
Conclusioni: anche in caso di mutazioni in grado di rispondere alla terapia con glibenclamide, lo svezzamento dalla terapia insulinica può richiedere alcune settimane, probabilmente in relazione alla durata della precedente terapia.