Un basso HDL predice alterazioni della microarchitettura ossea in donne con diabete di tipo 2

Background: Il diabete di tipo 2 (DT2) si associa ad un aumento del rischio di fratture, anche in presenza di densità minerale ossea (BMD) normale o aumentata, e questo rischio cresce ulteriormente nelle donne in fase post-menopausale. Tuttavia, i predittori non glicemici di aumentata fragilità ossea nel DT2 non sono ancora del tutto noti. Scopo di questo studio è stato valutare i correlati clinici di alterazioni della microarchitettura ossea in una popolazione di donne con DT2. Materiali e metodi: Per questo studio, sono state arruolate 97 donne con DT2 (età 65.7±10.3 anni; BMI: 28.7±4.4 kg/m2), in monoterapia con metformina e in buon controllo glicemico (HbA1c: 6.5±0.6%). Tutte le partecipanti sono state sottoposte a valutazione metabolica e DXA, le alterazioni della microarchitettura ossea sono state stimate attraverso Trabecular Bone Score (TBS). Risultati: Il 90% delle donne con DT2 presentava alterazioni della microarchitettura ossea valutate mediante cut-off validati di TBS: il 45.5% rientrava nella categoria di osso parzialmente degradato (TBS: 1.35-1.2) e il 44.5% in quella di architettura ossea degradata (TBS<1.2), a fronte di T-score medio nei limiti della norma in tutti i distretti esplorati. Un maggior TBS correlava positivamente con l’HDL (p=0.003) e l’attività fisica (p=0.04) mentre si associava inversamente con età, circonferenza vita, presenza e numero di criteri di sindrome metabolica (tutte p<0.01). All’analisi di regressione lineare multivariata, bassi livelli di HDL rappresentavano il principale predittore di alterata architettura ossea indipendentemente da età, attività fisica, controllo glicemico, circonferenza vita, bilancio della vitamina D e trattamento con statine (R=0.52, coeff. beta-standard: 0.46, p= 0.009). Conclusioni: Le pazienti con DT2 presentano una elevata prevalenza di alterazioni strutturali ossee, identificate attraverso TBS. Bassi livelli di HDL predicono la presenza di aumentata fragilità ossea, verosimilmente per la perdita degli effetti antinfiammatori esercitati da questa lipoproteina a livello del microambiente osseo.