L’educazione alimentare di gruppo migliora la variabilità glicemica in pazienti con DMT1

Razionale: il counting dei carboidrati (CHOc) è la strategia nutrizionale più efficace per il controllo glicemico nei soggetti con diabete mellito tipo 1 (DMT1) in terapia insulinica multiiniettiva (MDI) o con microinfusore (CSII). La partecipazione ad un programma di educazione alimentare di gruppo basato sul CHOc si è dimostrata importante per il miglioramento del controllo glicemico in termini di riduzione di emoglobina glicata. L’obiettivo dello studio è pertanto quello di valutare l’eventuale effetto di educazione a CHOc su indici di variabilità glicemica (GV). Materiali e Metodi: sono stati studiati soggetti affetti da DMT1, in MDI e CSII. Il gruppo di studio (CHOg) è stato sottoposto ad un corso intensivo di 3 settimane su CHOc; il gruppo di controllo è rappresentato da soggetti che non hanno seguito il corso. A tempo 0 e dopo 6 mesi per tutti i pazienti tramite monitoraggio glicemico continuo retrospettivo (rCGM) (Enlite Glucose Sensor, Medtronic MiniMed Northridge, CA) sono stati valutati i seguenti indici di GV: %tempo (t) a target (80-180 mg/dL), %t in ipoglicemia (<80 mg/dL), %t in iperglicemia (>180 mg/dL). Per tutti i pazienti sono stati raccolti i dati relativi a HbA1c, profilo lipidico, BMI, rapporto vita/fianchi (HWR). Risultati: sono stati arruolati 62 soggetti nel CHOg (19 M, età media 45 aa, 43 CSII) e 18 soggetti nel gruppo di controllo (7 M, età media 41 aa, 16 in CSII). All’inclusione i due gruppi erano sovrapponibili per HbA1c (p=0,107), BMI (p=0.442) e HWR (p=0.970). A 6 mesi la percentuale di t a target è maggiore nel CHOg rispetto al gruppo di controllo, sebbene non raggiunga la significatività statistica (p=0.273). L’educazione terapeutica presenta sul miglioramento del t a target un effect size di 0.2. Conclusioni: i dati dimostrano che l’educazione terapeutica alla CHOc determinerebbe un miglioramento della variabilità glicemica. I risultati sono tuttavia limitati dal numero dei soggetti arruolati. Questi dati preliminari validerebbero l’effetto di un intervento di educazione alimentare sulla variabilità glicemica, coinvolta nell’insorgenza e nella progressione delle complicanze.