RACOMANDAZIONI PER UNA CORRETTA TECNICA INIETTIVA E PER LA PREVENZIONE DELLE LIPODISTROFIE E DEL RISCHIO DI PUNTURE ACCIDENTALI

Tavolo di lavoro AMD-OSDI-SID

AssociazioneMediciDiabetologi

Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani

SocietàItalianadiDiabetologia

Sandro Gentile, Annalisa Giancaterini (AMD)

Lia Cucco, Giovanni Lo Grasso (OSDI)

Francesca Porcellati, Luigi Laviola (SID)

[protected]

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1. Una corretta tecnica di iniezione è essenziale per garantire un’ottimale azione dell’insulina e degli altri farmaci iniettabili per la cura del diabete. La corretta tecnica iniettiva prevede la scelta dell’ago, la rotazione delle/nelle sedi di iniezione, la manipolazione e la conservazione dell’insulina, la procedura con cui si inserisce l’ago nella cute, la durata dell’iniezione con l’uso di penne, la manipolazione della cute prima e dopo l’iniezione.

(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)

2. L’insulina deve essere iniettata nel tessuto sottocutaneo integro, evitando l’iniezione intramuscolare che, al contrario, comporta un assorbimento più rapido e un potenziale rischio di ipoglicemia.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)

3. L’azione dell’insulina non è influenzata dalla profondità a cui viene iniettata nell’ambito del tessuto sottocutaneo.

(Livello della prova V, Forza della raccomandazione B)

4. La scelta della lunghezza dell’ago da iniezione è cruciale per garantire un assorbimento ottimale dell’insulina.

(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)

5. Le iniezioni praticate con un ago 4 mm x 32G causa minore dolore e disagio ai pazienti comportando migliore accettazione ed aderenza alla terapia.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

6. L’iniezione con la penna e l’uso di un ago 4 mm x 32G garantisce un assorbimento ottimale dell’insulina in tutti i pazienti in terapia insulinica, compresi quelli obesi, è più facile da praticare e da insegnare, nella maggior parte dei casi non necessita della tecnica del pizzicotto (o del pizzico o della plica), causa minore ansia e dolore, comportando migliore accettazione ed aderenza alla terapia.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

7. In età pediatrica l’ago più sicuro per tutti i bambini è il 4 mm x 32G, al fine di minimizzare inavvertite iniezioni intramuscolari, che possono provocare fenomeni di variabilità glicemica. Tuttavia in bambini nella fascia di età 2-6 anni, il 4 mm x 32G andrebbe usato applicando la tecnica del pizzicotto.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

8. Gli analoghi ad azione rapida dell’insulina e gli analoghi basali possono essere iniettati in corrispondenza di qualunque sito, perché il loro assorbimento non è sito-dipendente. Invece, l’insulina umana regolare va preferenzialmente iniettata in corrispondenza della superficie addominale, perché in tale sede il suo assorbimento è più rapido e costante.

(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)

9. La rotazione delle/nelle sedi di iniezione su ampie superfici, il non riutilizzo dello stesso ago più volte, la tecnica del pizzicotto e l’angolazione dell’ago a 45° rispetto alla cute – se si utilizzano aghi di lunghezza superiore ai 4 mm – sono fattori essenziali per evitare lesioni cutanee e/o garantire un assorbimento ottimale dell’insulina.

(Livello di prova II, Forza della raccomandazione A)

10. Uno schema di rotazione di comprovata efficacia consiste nel suddividere il sito di iniezione in quadranti, iniettando l’insulina con una sequenza di punture regolarmente distanziate tra loro di almeno 1 cm all’interno di ciascun quadrante, al fine di evitare traumi ripetuti nella stessa sede.

(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)

11. La mancata rotazione delle sedi di iniezione, il riutilizzo più volte dello stesso ago può provocare la formazione di aree di lipodistrofia.

(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)

12. L’iniezione di insulina in aree lipodistrofiche ne modifica la farmacocinetica e la farmacodinamica, provocando assorbimento variabile ed imprevedibile ed influenzando il compenso glicemico.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)

13. Nel passaggio dell’iniezione da una zona lipodistrofica ad una zona sana, le dosi di insulina andrebbero monitorate e/o ridotte perché l’assorbimento risulta migliorato. La riduzione della dose insulinica varia da individuo ad individuo e deve essere guidata da un’intensificazione dell’automonitoraggio glicemico.

(Livello della prova II, Forza della Raccomandazione A)

14. È necessaria un’adeguata azione educativa da parte del team curante per tutte le persone con diabete che iniziano la terapia iniettiva, anche ripetuta nel tempo.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

15. L’ispezione e la palpazione delle sedi di iniezione va effettuata regolarmente ad ogni visita in tutte le persone con diabete in terapia iniettiva. Va sistematicamente rinforzata l’azione educativa sulla corretta tecnica iniettiva; si deve insegnare e verificare che i pazienti sappiano eseguire l’autopalpazione delle sedi di iniezione.

(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)

16. L’iniezione di insulina praticata con siringa va eseguita sempre con la tecnica del pizzicotto in qualunque sede corporea perché al momento non esistono per la siringa aghi più corti di 8 mm ed il rischio di iniezione intramuscolare è conseguentemente elevato.

(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

17. Il personale infermieristico deve essere formato sulle corrette tecniche iniettive sia per l’uso della penna che della siringa.

(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

18. In accordo con la Direttiva Europea 2010 e con le norme da essa derivanti adottate negli stati membri, tutte le pratiche iniettive o altre azioni eseguite per la gestione del diabete da personale sanitario in ambienti in cui si presta assistenza (ospedali, aree di emergenza, ambulatori, ambulanze etc.) vanno praticate esclusivamente con dispositivi di sicurezza, per minimizzare il rischio di puntura accidentale e per garantire la tutela della salute degli operatori, dei pazienti e dei loro familiari in tutte le fasi di utilizzo, fino allo smaltimento dei pungenti.

(Livello di Prova I, Forza della raccomandazione A)

19. L’uso domiciliare di aghi o siringhe di sicurezza va previsto anche per speciali popolazioni di persone con diabete portatori di infezioni da AIDS, HBV e HCV.

(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

20. In tutti gli ambienti sanitari in cui si utilizzano penne per insulina, devono essere seguite procedure rigorose secondo cui ad ogni paziente deve corrispondere un’unica penna da insulina, per evitare il rischio di trasmissione di infezioni tra diversi pazienti per l’uso della stessa penna pre-riempita.

(Livello di Prova I, Forza della raccomandazione A)

21. La conservazione dell’insulina in ospedale e a domicilio (penne e flaconi) deve rispettare le indicazioni dei produttori fornite dalle schede tecniche approvate dall’AIFA. Tali indicazioni devono essere oggetto di educazione per i pazienti.

(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO DI CONSENSO

Dati ISTAT 2011 indicano che oggi in Italia vi sono circa 3 milioni di persone con diabete (108), a distribuzione regionale differente, maggiore nelle regioni del sud; inoltre, la percentuale di persone con diabete che necessitano di terapia insulinica è significativa, perché la prevalenza del diabete tipo 1 è pari al 5,1%, e il 26,7 % delle persone con diabete tipo 2 pratica una o più iniezioni di insulina al giorno (109). I dati del rapporto ARNO 2011 mostrano come nel corso dell’ultima decade vi sia stato un progressivo incremento d’uso di preparazioni di insulina più moderne e dal profilo farmacocinetico più fisiologico, come gli analoghi rapidi e basali, così come di schemi terapeutici più moderni (110).

Ad onta di questo progresso e di un generale miglioramento della qualità delle cure, i dati degli annali AMD 2012 (110) mostrano come solo il 22,2% dei diabetici tipo1 ed il 43,8% dei diabetici tipo 2 raggiungano i target di HbA1c raccomandati e, viceversa, come i diabetici tipo 2 con valori superiori al 9% siano il 25,7% (109).

Le ragioni del mancato raggiungimento del compenso glicemico dipendono da svariati fattori, ivi comprese le modalità di somministrazione, conservazione e manipolazione dell’insulina che rivestono un ruolo non secondario del percorso di cura. Pertanto, uno degli obiettivi del team curante deve essere quello di garantire il conseguimento di conoscenze ed abilità che guidino nel corretto utilizzo dei farmaci ipoglicemizzanti iniettivi, nella scelta consapevole e nel corretto uso dei dispositivi per iniettarli e nella corretta applicazione di tecniche iniettive da parte delle persone con diabete e dei loro care-givers, al fine di utilizzarne appieno tutte le potenzialità terapeutiche.

Da queste esigenze nasce la realizzazione di questo documento di consenso, che raccoglie tutte le evidenze scientifiche disponibili su questa tematica (incluse quelle non indipendenti), organizzate però secondo criteri gerarchici, e che sottolinea il ruolo fondamentale dell’azione educativa strutturata, finalizzandola all’acquisizione da parte della persona con diabete delle conoscenze e delle abilità necessarie all’autogestione consapevole della malattia (111).

Il criterio di attribuzione Livello della prova e di Forza della raccomandazione è mutuato degli Standard di Cura AMD-SID 2014 (112).

COMMENTO

Per garantire che l’azione dell’insulina iniettata in persone con diabete rispetti i profili di farmacocinetica e farmacodinamica attesi, è necessario che la tecnica di iniezione dell’insulina sia corretta (1-4), evitando errori che ne modifichino l’azione (5-6). Poiché la somministrazione insulinica è un atto quotidiano, esiste il rischio che la persona con diabete, senza un adeguato supporto educativo, tenda ad effettuarla in maniera superficiale e spesso non corretta, contribuendo così ad aumentare la variabilità glicemica (5).

Per un assorbimento ottimale l’insulina deve essere iniettata nel tessuto sottocutaneo e non nel derma o nel muscolo, per cui la scelta della lunghezza dell’ago è cruciale. La lunghezza degli aghi presenti nelle siringhe è maggiore di quello degli aghi per le penne e nella scelta tra siringhe e penne le persone con diabete preferiscono la penna, sebbene sia stato dimostrato che, utilizzando una corretta tecnica iniettiva, l’efficacia e la sicurezza dei due sistemi iniettivi siano paragonabili, consentendo un sovrapponibile controllo glicemico e rischio di complicanze (7-8).

La cute ha uno spessore medio di 2,23 mm nelle braccia, 1,87 nelle cosce, 2,15 nell’addome e 2,41 nei glutei, nei pazienti adulti con diabete (9). In età pediatrica lo spessore della pelle varia da

1,58 mm nel braccio del bambino ai 2,29 mm dei glutei di un adolescente (11).

L’iniezione intramuscolare accidentale provoca frequentemente ipoglicemia (12-16). L’uso di un ago 4 mm x 32G perpendicolare senza pizzicotto riduce al minimo il rischio di iniezione intramuscolare, senza aumento del riflusso dell’insulina dal sito di iniezione (33, 35, 105). L’uso del 4 mm x 32G è adatto a tutti i pazienti in terapia insulinica, compresi quelli obesi, indipendentemente dal BMI (33, 106-107). La tecnica del pizzicotto potrebbe essere comunque necessaria in soggetti particolarmente magri (3, 11, 18-19, 105). Nella transizione da un ago più lungo ad uno più corto potrebbero verificarsi variazioni dell’assorbimento dell’insulina per cui viene raccomandato di intensificare il monitoraggio glicemico (19-20).

Il sottocute ha uno spessore che varia sensibilmente in funzione di genere, sede corporea, indice di massa corporea, età, etnia, morfologia del singolo soggetto con diabete e posizione all’interno dell’area prescelta per l’iniezione (9, 12). Il rischio di iniezione intramuscolare stimato è del 15,3% con aghi da 8 mm, 5,7% con aghi da 6 mm e dello 0,4% con aghi da 4 mm (9).

La rotazione delle/nelle sedi di iniezione su ampie superfici, il non riutilizzo dello stesso ago più volte, la tecnica del pizzicotto e l’angolazione dell’ago a 45° rispetto alla cute – se si utilizzano aghi di lunghezza superiore a 4 mm – sono fattori essenziali per evitare lesioni cutanee e garantire un assorbimento ottimale dell’insulina (6, 10, 17, 21-25).

La migliore farmacocinetica degli analoghi dell’insulina ha consentito di ridurre la variabilità glicemica inter- ed intra-persona, rendendola di più facile gestione da parte del paziente (25). Nonostante tali progressi tecnologici, alcuni fattori di variabilità dell’assorbimento in grado di influenzare l’azione insulinica permangono tutt’ora: esercizio fisico, dose elevata di insulina, mancata attesa dei 10 secondi al termine dell’iniezione e prima di estrarre l’ago dalla cute (una volta che il pistone della penna è arrivato a fine corsa), uso di mix che richiedono una corretta miscelazione (24-25). Altro esempio di come la tecnica iniettiva possa influenzare la farmacocinetica insulinica e di come un’iniezione intramuscolare possa creare inaspettate ipoglicemie, è offerto dall’insulina glargine (26), che basa la lunga durata d’azione sulla possibilità di precipitare nel tessuto sottocutaneo a pH neutro. Qualora iniettata nel tessuto muscolare o in circolo perderebbe tale caratteristica acquistando un’attività biologica sovrapponibile a quella dell’insulina rapida (27) e pertanto potenzialmente in grado di condizionare inaspettati episodi ipoglicemici (25) entro poche ore dalla somministrazione. Anche per l’insulina detemir è necessario osservare la medesima cura ad evitare la somministrazione nel muscolo o in circolo, in quanto solubile e pertanto in grado di acquisire un’attività biologica rapida, seppure inizialmente rallentata dal binding con l’albumina (28-30). Non sono ancora disponibili dati relativi all’analogo ad azione ritardo degludec di più recente commercializzazione.

È stato dimostrato che l’assorbimento dell’insulina non varia in funzione della profondità raggiunta nel sottocute (32-34, 39-40), inoltre l’utilizzo di specifici siti di iniezione per tipologia di preparazione insulinica vale solo per le insuline umane (1-3). Infatti nel caso della insulina umana regolare, viene raccomandato di utilizzare la stessa regione anatomica per le iniezioni alla stessa ora del giorno, iniettando l’insulina con una sequenza di punture regolarmente distanziate tra loro di almeno 1 cm all’interno di ciascuna regione, al fine di evitare traumi ripetuti nello stesso punto. Per l’insulina umana l’addome è il sito migliore per le iniezioni associate ai pasti (19) perché in tale sede l’assorbimento è più rapido e costante.

La scelta del dispositivo per la somministrazione di insulina, in particolare la lunghezza dell’ago, si rivela un fattore in grado di condizionare il corretto assorbimento del farmaco, sia che si utilizzi la penna che la siringa. Oggi nel nostro paese non sono in commercio siringhe per la somministrazione dell’insulina con aghi di lunghezza inferiore a 8 mm ed il loro utilizzo aumenta il rischio di iniezioni intramuscolari se non vengono praticate con la corretta tecnica del pizzicotto e/o con angolazione dell’ago posto a 45° rispetto alla cute (3, 16, 21). Per tale motivo è da preferire l’utilizzo di penne con ago 4 mm x 32G per minimizzare il rischio di iniezione intramuscolare. Anche il diametro (G) e l’affilatura dell’ago sono fattori importanti per l’accettazione ed il gradimento dei pazienti (31-39). Le iniezioni di insulina praticate con un ago 4 mm x 32G e con opportuna affilatura causano minore dolore e disagio e sono preferiti dai pazienti, dando un equivalente controllo glicemico rispetto al 5 mm x 31G e l’8 mm x 31G mm, sia in pazienti obesi che in pazienti non obesi e ne garantiscono una migliore accettazione e aderenza alla terapia (33, 38, 41).

Una delle più comuni complicanze nella terapia iniettiva con insulina è lo sviluppo di lipodistrofia, possibile anche con sistemi di infusione continua di insulina (6, 42-44, 46). La sua esatta eziologia non è del tutto chiara, anche se vari fattori causali vengono chiamati in causa, come traumi ripetuti da iniezioni fatte in zone molto circoscritte, riutilizzo dell’ago, alti dosaggi di insulina che agirebbero sul tessuto adiposo come fattore di crescita (17, 45). Fra tutti i pazienti che riutilizzano l’ago il 70% sviluppa lipodistrofie, 84% per i DM1 (6).

Le lipodistrofie sono molto diffuse: Vardar e Kizilci (46) riferiscono una prevalenza del 48.8% in una popolazione turca di 215 soggetti in terapia insulinica da almeno 2 anni; per Hauner et al. (47) la prevalenza è del 28,7% in 233 pazienti con Diabete tipo 1. Più recentemente Blanco et al. (6) hanno documentato che il 64,4% dei pazienti indagati presentava lipodistrofie, con una forte relazione con la inadeguata rotazione dei siti. Inoltre il 39,1% dei pazienti con lipoipertofia mostrava inspiegabili ipoglicemie e il 49,1% aveva ampia variabilità glicemica. Diversi studi mostrano che l’assorbimento dell’insulina iniettata in aree lipodistrofiche può essere ritardato o diventare imprevedibile (48-51), rappresentando un potenziale fattore di peggioramento del compenso glicemico (51-59). Una corretta rotazione dei siti è un fattore critico nella prevenzione delle lipodistrofie: riduce la variabilità glicemica, il rischio di ipoglicemia e il consumo di insulina (6). È importante diagnosticare le lipodistrofie, educare il paziente con semplici e pratiche regole su come prevenirle: usare superfici per l’iniezione più grandi, ruotare tra e nei siti, non riutilizzare l’ago per penna o la siringa (3, 6, 18, 57). Poiché il rischio di iniezioni intramuscolari con un ago 4 mm x 32G è il più basso rispetto ad aghi più lunghi, l’utilizzo di questo ago permette un’iniezione più sicura in tutti i siti di iniezione, in zone più ampie garantendo una migliore rotazione dei siti (9).

La raccomandazione di un uso strettamente individuale (61-62) per le penne è legata alla documentata aspirazione di materiale biologico nel contenitore di insulina della penna (63-64), quando a fine iniezione cessa la pressione sul pistone e si determina un meccanismo di aspirazione. La quantità di materiale biologico aspirato configura un rischio diverso ed indipendente dal riutilizzo dello stesso ago ed è di entità più che sufficiente alla trasmissione di agenti patogeni, che sono oltre 20, anche se i più frequenti sono HCV, HBV e HIV (65-69). La Food and Drug Administration (FDA) ha emesso degli alert contro la somministrazione di insulina a più persone attraverso la stessa penna (68-69).

Per consentirne la tracciabilità, tutte le penne in uso presso strutture sanitarie devono essere catalogate e inventariate dal farmacista prima che il personale sanitario le utilizzi. Ogni penna in uso nelle strutture sanitarie deve essere inoltre etichettata con i dati del paziente a cui è destinata e deve recare l’indicazione della data di inizio di impiego e della scadenza segnalata dal produttore e deve essere conservata con modalità idonee (come tutti gli altri farmaci in uso) dal personale del reparto e non dal paziente (70-73).

L’utilizzo di pungenti (aghi e lancette pungidito) è di competenza del personale sanitario e solamente ai pazienti non critici ed esperti nell’autosomministrazione d’insulina e dell’autocontrollo glicemico, ne è consentito l’uso diretto, concordandone le modalità con l’équipe, definendo anche le modalità del corretto smaltimento del materiale utilizzato (74-76).

Pratiche corrette per la minimizzazione del rischio impongono l’utilizzo di aghi per penna e siringhe provvisti di dispositivi di sicurezza e derivano non solo dalla letteratura scientifica (77-79) ma soprattutto da norme legislative emanate in materia di sicurezza.

La norma ISO 23908 (80), altre disposizioni normative e la recente Cochrane Collaboration Initiative (81-82) definiscono le caratteristiche necessarie per descrivere i devices di sicurezza (Tabella 1); la sicurezza deve essere garantita sia per il lato paziente (punta dell’ago) che per quello di inserzione nella cartuccia. Infatti, è stato calcolato che circa il 10% delle punture accidentali con aghi da penna avviene proprio dalla parte della cartuccia (83-84).

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L’aspirazione dell’insulina con siringhe dalle penne precaricate è sconsigliata dai produttori stessi, in quanto non esistono prove che questa pratica garantisca il prelievo di dosi corrette di insulina e perché i due sistemi iniettivi sono stati progettati per un uso diverso da questa procedura, come specificato nelle schede tecniche; questa prassi è consentita solo in caso di emergenza o di mancato funzionamento della penna (85-87). Va tenuto presente che il prelievo di insulina da una cartuccia o da una penna con una siringa determina la formazione di bolle d’aria, il che può causare un errore di prelievo della dose successiva se la penna viene riutilizzata, con evidenti ricadute cliniche. La raccomandazione di non aspirare insulina dalla cartuccia della penna, salvo casi di emergenza, derivano dalla schede tecniche di prodotto approvare AIFA e da un alert dell’Institute of Safe Medication Practices Canadese nel 2008 (84).

EDUCAZIONE

La terapia insulinica è un trattamento quotidiano e duraturo, per cui esiste il rischio che la persona con diabete – senza un adeguato e costante supporto educativo – tenda nel tempo a praticarla in modo disinvolto e spesso scorretto, contribuendo così ad aumentare la variabilità glicemica con il conseguente rischio di un peggioramento del controllo glicemico (5).

L’importanza di un’adeguata educazione sulle tecniche di iniezione da parte degli operatori sanitari è intuitiva, tuttavia va rilevato che l’azione educativa risulta spesso carente (4), dato per altro avvalorato dalla frequenza di lesioni cutanee dovute ad errata tecnica iniettive (6, 24, 46-47, 55).

Il team curante deve favorire l’empowerment della persona con diabete rendendola capace di prendere quotidianamente decisioni strettamente correlate con la terapia. In particolare, l’auto- somministrazione dell’insulina richiede l’acquisizione delle abilità necessarie a garantire l’esecuzione dell’iniezione con tecnica corretta (88-90).

Il paziente deve comprendere sia la relazione esistente tra un’appropriata tecnica iniettiva e il buon controllo glicemico (90-92), sia le alterazioni di farmacocinetica dell’insulina che si realizzano in caso di tecnica iniettiva errata ed il conseguente rischio che tali alterazioni facilitino l’insorgenza o accelerino l’evoluzione delle complicanze del diabete (5-6, 9-10).

Tutti i pazienti che iniziano la terapia iniettiva per la cura del diabete devono essere adeguatamente istruiti sulle corrette tecniche iniettive e l’azione educativa non deve essere limitata all’inizio della terapia ma costante, con rinforzi periodici per tutto il follow-up successivo (3, 18, 31, 53-55, 60). L’azione educativa deve essere periodicamente rinforzata e il personale sanitario deve procedere periodicamente e sistematicamente all’ispezione e alla palpazione delle sedi di iniezione in tutti le persone con diabete in terapia iniettiva (3, 35, 60, 78, 92-94), specie in presenza di episodi ipoglicemici inspiegabili (6). L’azione educativa deve enfatizzare le conseguenze negative delle iniezioni di insulina intramuscolare o in aree di lipodistrofia e deve istruire la persona con diabete al riconoscimento delle lipodistrofie stesse (60, 70, 93-96).

Va insegnato alla persona con diabete che la frequenza dell’autocontrollo glicemico va intensificata quando si passi dall’uso di aghi più lunghi ad aghi più corti e quando si inizia ad utilizzare aree di cute sana rispetto al precedente utilizzo di aree lipodistrofiche (3-6, 51-52).

L’educare all’autogestione della malattia diabetica in ospedale è un compito difficile e impegnativo (97-101).

Il ricovero non è il momento più idoneo all’impostazione di un programma educativo organico sulla malattia diabetica. Tuttavia, un intervento educativo su alcuni aspetti essenziali, quali le modalità di iniezione dell’insulina e i principi dell’autocontrollo, deve essere fornito al diabetico prima della dimissione (101).

I pazienti ospedalizzati sono sofferenti, stressati e inoltre si trovano in un ambiente che spesso non favorisce l’apprendimento. Durante la degenza è tuttavia necessario fornire un’educazione di base, con informazioni sufficienti a rendere il paziente in grado di non correre rischi al rientro al proprio domicilio. Le persone con diabete di nuova diagnosi e quelli che hanno iniziato il trattamento insulinico o l’autocontrollo della glicemia devono essere addestrati in modo da garantirne una gestione sicura in ambiente extra-ospedaliero e avviati, al momento della dimissione, al servizio diabetologico anche per la programmazione di un regolare follow-up (101). Il ruolo della terapia educazionale nelle persone con diabete ospedalizzato è stata oggetto di una pubblicazione (98) nella quale si è osservato come il tasso di ri-ospedalizzazione a 30 giorni fosse ridotto in modo statisticamente significativo nei pazienti che avevano ricevuto una terapia educazionale e tale dato rimaneva significativo anche dopo correzione per fattori sociodemografici e per fattori patologia correlati.

Il personale sanitario deve essere formato all’uso dei diversi dispositivi per l’iniezione di insulina, inclusi aghi e siringhe di sicurezza, alle corrette tecniche iniettive e ad adottare tutte le procedure necessarie per minimizzare il rischio di punture accidentali (70, 102-104).

ADDENDUM: RACCOMANDAZIONE SUI SITI DI INIEZIONE DELLE INSULINE BASALI

Studi clinici consentono di affermare che non vi è alcuna differenza clinicamente rilevante nell’assorbimento di insulina glargine se iniettata in sede addominale, in regione deltoidea o nella

coscia (113). L’iniezione sottocutanea di glargine in regione deltoidea, nella coscia o in volontari sani non ha determinato variazioni di assorbimento e biodisponibilità, infatti confronti statistici di T75% e radioattività addome di residua dopo 24 ore dalla somministrazione non hanno indicato una differenza significativa di assorbimento tra i vari siti di iniezione (114). Le indicazioni fornite dall’EMA e quelle della scheda tecnica del produttore relative a insulina detemir indicano chiaramente che questa preparazione insulinica può essere somministrata mediante iniezione sottocutanea nella parete addominale, nelle cosce, nella parte superiore delle braccia, nelle spalle o nelle natiche (115), raccomandando di usare se possibile sempre lo stesso sito e non di preferirne uno in particolare (116). Infatti, la biodisponibilità assoluta è di 64, 59, e 65% dopo somministrazione sottocute in addome, coscia e deltoide, rispettivamente; AUCinf, AUC0-5h e Cmax sono significativamente più elevati (approssimativamente il 10%, 35% e 20% rispettivamente) dopo iniezione s.c. in addome o deltoide, rispetto alla coscia. Le differenze osservate indicano che, come per altre preparazioni di insulina, i soggetti trattati con insulina detemir devono essere avvisati di ruotare i siti di iniezione all’interno della stessa regione del corpo (116).

Dati di farmacocinetica recenti, relativi a insulina degludec consentono di utilizzare indifferentemente tutti i siti di iniezione perché non vi sono differenze di assorbimento e biodisponibilità sito-dipendenti (117).

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