SGLT2i, GUARDARE AL FUTURO CON ATTENZIONE. UN CASO DI CHETOACIDOSI DIABETICA

Abstract

I SGLt2I inibiscono il riassorbimento del glucosio a livello del tubulo prossimale renale. Il loro utilizzo è anche stimolato dalla possibilità di agire sulla patogenesi della nefropatia diabetica, interferendo con il feedback tubulo-glomerulare, iperfiltrazione ed AT2 intraglomerulare. Descriviamo un caso di chetoacidosi diabetica con normofunzione renale in donna con DM2 trattata con empaglifozin. Ad Ottobre 2018 giunge in P.S. una donna di 67 anni, affetta da DM2 in terapia con metformina/empaglifozin, in stato soporoso e dolore addominale, nei giorni precedenti riferito uso di FANS e decremento ponderale di circa 8kg. Agli esami ematochimici: insufficienza renale acuta,lieve rialzo indici di flogosi e gravissima chetoacidosi diabetica (scr 1,6 mg/dl, urea 42 mg/dl, Gb 17160, Hb10,5 g/dl, glicemia 299,pH 6,9, pCo2 9, pO2 130,HC03 1,8 mmol/L, lattati 1,3 mmol/l). Si avvia terapia infusionale con S. fisiologica e Bicarbonato. Dopo tre ore, per peggioramento dello stato di coscienza con coma e del quadro emogasanaltico, si avvia bicarbonatodialisi. La paziente ha eseguito una sola seduta emodialitca con totale recupero dello stato di coscienza e normalizzazione dell’emogas. Successivamente si escludevano patologie endocrinologiche ed infettive, mentre risultava scarsa la riserva insulinica (Peptide C ridotto). Per persistenza di glicosuria (1000 g/dl), poliuria e sedimento attivo urinario per oltre 20 giorni, si esegue biopsia renale che ha evidenziato quadro di tubulite (FANS?). A distanza di circa un mese si assiste a scomparsa glicosuria con meccanismo on/off e del sedimento urinario. I SGLT2i sono farmaci molto promettenti, ma probabilmente vanno prescritti dopo valutazione della riserva insulinica, evitando farmaci che riducono la perfusione renale e maggiore controllo medico.


Tipo: P
Codice: 14