IPOGLICEMIA PERSISTENTE: MARKER PROGNOSTICO DI SEPSI DIMENTICATO?

Abstract

Caso clinico: uomo di 72 anni affetto da diabete mellito II tipo in trattamento con biguanidi veniva ricoverato nel nostro reparto di medicina d’urgenza per polmonite bilaterale complicata shock settico. Nel rispetto della “golden hour” veniva quindi intrapresa terapia con cristalloidi (30ml/kg), vasopressori, ossigeno ed antibiotici ad ampio spettro con stretto monitoraggio clinico e telemetrico. L’emogasanalisi intrarteriosa documentava quadro di acidosi mista con un’ipoglicemia severa (i.e. 30mg/dl) non associata a segni neuroglicopenici tipici. Veniva intrapresa supplementazione glucidica con infusione di 25 g di glucosio al 50% in bolo con seguente infusione continua di glucosio nelle successive 72 ore, raggiungendo valori glicemici di 85mg/dl. Nonostante l’ottimale approccio terapeutico della sepsi, l’ipoglicemia ha definito il decorso infausto con sviluppo di aritmia ventricolare fatale. Discussione: l’ipoglicemia è una vera emergenza e richiede un intervento immediato. Il fattore di rischio più rilevante nel paziente settico è la disautonomia perché ritarda l’inizio del trattamento in quanto vengono meno le classiche manifestazioni di allarme di accompagnamento che spaziano dal tremore fino alle convulsioni con exitus. A conferma di ciò, nel Normoglycemia in Intensive Care Evaluation Survival Using Glucose Algorithm Regulation (NICE-SUGAR) trial, i soggetti con ipoglicemia moderata e grave (glicemia rispettivamente da 41 a 70 mg/dl ed inferiore a 40 mg/dl) presentavano un rischio di mortalità superiore rispetto a quelli senza ipoglicemia confermato anche con l’aggiustamento per gravità di malattia, età, ventilazione, insufficienza renale, sepsi e diabete. Pertanto, la prevenzione degli eventi è vitale. Il target ottimale della glicemia proposto dall’American Diabetes Association (ADA) varia tra 140 e 180 mg/dl. Conclusione: nonostante i protocolli diagnostico-terapeutici, la sepsi resta un killer globale specie nei reparti di cura intensiva. L’OMS ha pertanto ristretto la finestra terapeutica d’intervento da tre ad un’ora senza però sottolineare a sufficienza il ruolo di uno stretto controllo glicemico, fondamentale nel garantire un’efficacia terapeutica sia sul piano biologico, che metabolico e cellulare.


Tipo: P
Codice: 13