L’iperglicemia ad 1 ora aggrava il danno d’organo cardiovascolare nei soggetti obesi e non obesi

Crescenti evidenze suggeriscono che i soggetti normotolleranti con glicemia >155 mg/dl alla prima ora durante OGTT (1h-NGT-high) hanno un aumentato rischio di diabete tipo 2 (DM2) ed uno sfavorevole profilo di rischio cardiovascolare (CV) rispetto ai soggetti con glicemia <155 mg/dl (1h-NGT-low). Tuttavia, non è chiaro se l’incrementato danno d’organo CV sia da addebitare alla maggiore adiposità osservata nei soggetti 1h-NGT-high.
Per dirimere questo dubbio, sono stati esaminati 1694 soggetti, sottoposti a OGTT e misurazione di vari indici di danno d’organo CV, quali spessore medio-intimale (IMT), spessore del setto interventricolare (SIV) e stiffness arteriosa stimata attraverso la pulse wave velocity (PWV). Sulla base del BMI e della glicemia 1h-OGTT, i soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi: soggetti non obesi (BMI<27 Kg/m2) con 1h-NGT-low (N=479) e con 1h-NGT-high (N=268); soggetti obesi (BMI>30 Kg/m2) con 1h-NGT-low (N=463) e con 1h-NGT-high (N=484).
I soggetti obesi 1h-NGT-high presentavano un significativo aumento di circonferenza addome (CA), pressione arteriosa sistolica (PAs) e diastolica (PAd), colesterolo totale e LDL, IMT (P<0.0001), SIV (P<0.0001), PWV (P=0.004) e pulse pressure (PP) (P=0.004), rispetto ai soggetti obesi 1h-NGT-low. Analogamente, i soggetti non obesi 1h-NGT-high esibivano un significativo aumento di CA, PAs, PAd, colesterolo totale e LDL, IMT (P<0.0001), SIV (P<0.0001), PWV (P=0.03) e PP (P<0.0001), ed una riduzione significativa di colesterolo HDL rispetto ai soggetti non obesi 1h-NGT-low.
In un modello di regressione logistica, sia i soggetti obesi che i soggetti non obesi con 1h-NGT-high mostravano un incrementato rischio di avere un endpoint composito di danno d’organo CV rispetto ai soggetti obesi e non obesi con 1h-NGT-low (OR 1.86, 95% CI 1.17-2.97, P=0.006; OR 2.09, 95% CI 1.15-3.81, P=0.01; rispettivamente).
Questi dati suggeriscono che l’iperglicemia alla prima ora durante OGTT aggrava il rischio di danno d’organo cardiovascolare subclinico sia nei soggetti obesi che in quelli non obesi.