Terapia medica versus chirurgia nel trattamento conservativo dell’osteomielite del piede nel paziente diabetico

Luigi Uccioli1, Laura Giurato1, Alberto Piaggesi2 1Unità Piede Diabetico, Dipartimento di Medicina Interna, Policlinico Universitario Tor Vergata, Roma; 2Sezione Dipartimentale Piede Diabetico, Dipartimento di Area Medica, Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa Introduzione

Le infezioni del piede diabetico rappresentano un problema di grande rilevanza per l’evidente difficoltà di gestione sia diagnostica che terapeutica. I processi infettivi del piede sono i principali responsabili della maggior parte degli eventi di amputazione maggiore degli arti inferiori e le infezioni, di fatto, precedono gli interventi amputativi in oltre i due-terzi dei casi (1-4).

Il paziente con diabete ha un rischio 10 volte maggiore di essere ospedalizzato per un’infezione dei tessuti molli o dell’osso, rispetto ad un individuo non affetto da diabete (5).

Le infezioni del piede complicano il decorso di una lesione ulcerativa sia essa legata alla neuropatia periferica e/o alla vasculopatia degli arti inferiori. L’arteriopatia periferica è sicuramente il fattore che più di tutti, in presenza di un processo infettivo, condiziona l’evoluzione del quadro clinico.

Pertanto in presenza di un quadro infettivo del piede oltre a definire il tipo di infezione bisogna verificare la presenza o meno di una condizione di deficit vascolare e, se associata, è sempre necessario quantificare la sua entità. Tutte le soluzioni di continuo della cute sono colonizzate da differenti microrganismi ma non tutte sono infette. È infatti essenziale che sia fatta una diagnosi clinica di infezione e non una diagnosi esclusivamente microbiologica. Mentre la colonizzazione è usualmente presente solo sulla superficie cutanea, l’infezione si caratterizza per una invasione di batteri attraverso i tessuti.