Uso delle cellule mononucleate nel trattamento del piede diabetico ischemico non rivascolarizzabile

Il 5% dei pazienti affetti da piede diabetico (PD) e arteriopatia cronica ostruttiva degli arti inferiori (AOCAI) andrà incontro ad amputazione d’arto entro 6-18 mesi dalla diagnosi. Negli ultimi anni la ricerca si è orientata verso terapie in grado di stimolare i meccanismi di auto-guarigione dell’organismo come le cellule mononucleate ottenibili da un semplice prelievo di sangue periferico (PBMNC). Con il nostro studio prospettico abbiamo valutato l’efficacia delle PBMNC nei pz con PD e AOCAI. Materiali e Metodi: 23 pazienti (19 M/4 F) affetti da DM-1 o DM-2, AOCAI non rivascolarizzabile (situazione vascolare avanzata e/o elevato rischio procedurale) e di età >18 anni (età media 72.5 anni) sono stati arruolati nel periodo compreso tra gennaio e dicembre 2017. Criteri di esclusione: gravidanza, malattie neoplastiche attive o pregresse negli ultimi 5 anni, gravi cardiopatie, ridotta compliance, infezione sistemica. Per ciascun paziente sono stati previsti 3 impianti di PBMNC (MonoCells SolutionKit) praticati a distanza di 30-40gg. Il giorno precedente gli impianti e 1 mese post-3° impianto sono stati valutati 1) ABI index in ATA e ATP 2) TcPO2 Dorsale(D) e Mediale(M) 3) Dolore (VAS). Risultati: il follow-up medio è risultato di 77 giorni, 5 pazienti hanno subito un’amputazione maggiore (21.7%), un pz è deceduto per IMA. Si è osservato un incremento significativo dei valori ABI index in ATP tra basale VS post-3° impianto (0.51 vs 1.13, p 0.03), non confermato in ATA. La TcPO2 è migliorata sia a livello D che M: a livello D la differenza risulta significativa tra basale e post-2° impianto (22 mmHg vs 40 mmHg, p 0.006) che si mantiene a 1 mese post-trattamento; in sede M la differenza risulta significativa già dopo il 1° impianto e si mantiene per tutto il follow-up (32 mmHg vs 43 mmHg, p 0.03). La VAS mostra una riduzione significativa dopo il 1° impianto (5.3 vs 3.9, p 0.04) che si mantiene fino al 3° impianto (2.8 vs 3.5, p 0.3). Discussione: i dati preliminari ottenuti dallo studio mostrano un’efficacia di tale trattamento in termini di perfusione d’organo e controllo del dolore in accordo con la letteratura. Sarà necessario un maggiore follow-up per stabilire l’efficacia in termini di salvataggio d’arto.